Storia palazzo

Palazzo Bernardini, storicamente noto come Ferraù o Giudicepietro, domina i sassi di Matera e rappresenta uno dei rari esempi in Basilicata di dimora storica di una famiglia patrizia, i Ferraù, che a tutt’oggi conservi una parte significativa degli arredi e degli elementi decorativi originali datati tra la fine del 700 ed il 1802.

Si tratta di un edificio la cui costruzione risale intorno al 1448 e che include una casa privata, attualmente sottoposta a vincolo per il suo valore storico e artistico, composta da 17 stanze in gran parte affrescate e fra le quali si distingue il “salone delle feste o galleria” che è decorato e completo degli arredi originari.

La famiglia Ferraù decide di investire una parte del patrimonio per fare del palazzo materano la rappresentazione alta e fastosa dei nuovi modelli culturali che si affermano verso la fine del 700’, infatti sono evidenti i richiami alla scoperta della pittura romana negli scavi di Pompei e a Parigi che attraverso i grandi cantieri reali di Caserta si diffondono nelle case patrizie della capitale e delle province.

L’ampio salone dalla volta a botte comprende 12 dipinti su tela, quattro specchiere che sovrastano altrettante console dai ripiani in marmo e laccate in bianco con ornati color oro.

Il bianco e l’oro caratterizzano tutti gli elementi decorativi del salone, le porte, le imposte, le cornici delle specchiere e delle tele e quelle della tappezzeria, le poltroncine e i divani che fanno parte degli arredi e che conservano l’originaria stoffa di rivestimento in damasco giallo.

Dominano la scena, cromaticamente, il bianco delle superfici e l’oro degli stucchi, esaltati specialmente dalla luce solare del primo pomeriggio, anche grazie alla presenza degli alti specchi e del grande lampadario a candele in cristallo di Murano.

Dalla finestra della camera da letto è possibile ammirare una vista mozzafiato dei sassi di Matera ed in particolare della rupe dell’Idris e della chiesa di San Pietro Caveoso.

Il Palazzo sorge nel posto dove fin dall’anno Mille vi erano le difese esterne del grande Castello. A sinistra dell’attuale ingresso di Arco del Sedile, è ancora presente una struttura scarpata delle difese dell’antica Rocca, da cui uscirono i giovani Loffredo chiamati da Boemondo per partire per la prima crociata.
Nel 1400 il Castiglione o Castelvecchio, di proprietà degli Ursino del Balzo, dominava la città ed in particolar modo il Sasso Caveoso. Le difese esterne avevano otto torri.
Il Conte Giovanni Antonio Ursino nel 1448 si disfece delle torri che divennero area fabbricabile utilizzata in seguito per la costruzione dei palazzi Malvezzi, Santoro e Fearrau’ che adoperarono i materiali provenienti dall’abbattimento delle opere di difesa.

La famiglia Ferraù, antica famiglia materana, si divise in alcuni rami: un gruppo nel Medioevo si trasferì in Calabria mentre un altro prese dimora ad Altamura.
Sicuramente nel 1732 al Palazzo si accedeva, come è scritto nel Catasto Ostiario, dal Castiglione ed era abitato da don Giuseppe Ferraù, sua moglie e ben undici figli.

L’attuale ingresso verso Piazza Sedile è stato costruito in occasione della venuta a Matera il 30 Maggio 1806, del Re Giuseppe Buonaparte,  fratello di Napoleone, che dopo la sua nomina a Re delle Due Sicilie, volle visitare alcune città del suo regno.

A Matera fu accolto trionfalmente da tutti i cittadini e fu ospitato nel Palazzo Ferraù, il cui salone per celebrare l’occasione fu arricchito con stucchi bianchi e oro e le pareti ricoperte di stoffa bianca e gialla, il tutto arricchito con rappresentazioni di scene mitologiche.

In questo salone fu data una grande festa da ballo cui parteciparono i funzionari della Regia Udienza e tutte le migliori famiglie.

Nonostante questa accoglienza regale Giuseppe Bonaparte trattò malissimo la città perché, per sua decisione, dopo pochi mesi la Regia Udienza fu trasferita da Matera a Potenza e dopo pochi anni Matera fu privata anche del tribunale che fu riproposto nel 1861.

La famiglia Firraù continuò al abitare il palazzo fino a tutto il 1800. Alcuni componenti del ramo trasferitosi ad Altamura aderirono alla repubblica partenopea. Con l’arrivo del Cardinale Ruffo, il giovane Giovanni Firrao fu individuato come repubblicano e fu giustiziato dallo stesso cardinale alla presenza del vecchio padre.
Il ramo materano della famiglia svolse sempre un’attività amministrativa meritoria ed alcuni dei suoi esponenti si sono affermati in diversi campi. Fra i tanti si ricorda Giambattista che fu uomo di lettere e lascio pubblicazioni ed ebbe anche incarichi pubblici. Cesare, il fratello minore, studiò a Napoli e, ufficiale del genio militare, fu autore di opere di ingegneria militare. Il suo nome fu famoso per la costruzione di strade ferrate, in particolare, insieme ad altri, ideò e costruì la prima ferrovia italiana, il tratto Napoli-Caserta.
Il Palazzo Firraù passò di proprietà alla Famiglia Giudicepietro, commercianti venuti a Matera da Castellaneta. Nel 1973, Carlo Giudicepietro ha ceduto il Palazzo al Prof. Aldo Bernardini che insieme alla moglie, Anna Rosa, ne ha curato il restauro e la conservazione.

Bibliografia:

  • Mauro Padula, Palazzi antichi di Matera, Altrimedia, Matera-Roma 2002, pp.163-175
  • Antonella Miraglia, La galleria di Palazzo Ferraù a Matera, Consiglio regionale della Basilicata, 2004
  • Mariagrazia di Pede, I dipinti dei palazzi Ferraù e Malvini Malvezi di Matera e la circolazione di modelli iconografici, in “Leukanikà”, 1-2 (2005),pp. 30-42